Racconta

  • La cucina di un tempo

    01/10/2016

    Tanto tempo fa, quando ancora la stragrande maggioranza della popolazione conduceva una vita rurale, qualsiasi cosa servisse bisognava conquistarsela con il lavoro manuale.
    Se volevi l’acqua te la dovevi portare a casa dopo essertela andata a prendere alla fonte, se volevi il latte dovevi mungere dopo aver allevato delle mucche, se volevi il pane te lo dovevi impastare dopo aver prodotto il grano che avrebbe assicurato una scorta di farina, se volevi una pentola o qualsiasi altro arnese te li dovevi fabbricare, se volevi un vestito te lo dovevi cucire dopo aver tessuto al telaio… insomma le mani erano il motore che faceva girare il mondo.

    Anticamente il lavoro come “impastare” o costruire da soli qualsiasi oggetto richiedeva ingegno e senso pratico, oggi, non essendo più abituati alla manualità in pochi riescono a cavarsela di fronte agli ostacoli della vita ecco perché continuano a fiorire tra i banchi del supermercato preparati per risotti e pasta all’uovo pronti in 5 minuti! Ma soprattutto ecco perché l’artigianato è ormai in declino.

    Anche il tempo era scandito in maniera diversa rispetto ad oggi: alle 3:30 – 4:00 del mattino gli uomini e le donne si levavano e, senza neanche una tazza di caffé, gli uni andavano a rigovernare gli animali nella stalla o in campagna a provvedere al lavoro che avrebbe permesso il raccolto di cereali, verdure e frutta; le altre facevano il pane, la pasta e tutto quanto si rendesse necessario alla vita familiare. Verso le 8 o le 9 del mattino ci si riuniva per la colazione a base di alimenti ricchi di carboidrati come il rancio, la polenta, le patate riscaldate e le zuppe con il pane raffermo.

    Le stagioni scandivano rigidamente i ritmi del lavoro: se faceva abbastanza caldo per lavorare in campagna il pranzo era “al sacco”. Una grande pagnotta veniva riempita di peperoni, salsicce e quant’altro capitava e portata a chi lavorava la terra insieme ad un fiasco di vino. Nelle giornate invernali capitava invece che si pranzasse a casa: le zuppe di cicoria, di cipolla, di legumi… si mangiavano sempre accompagnati al pane secco o a qualche tipo di pasta acqua e farina (la pasta all’uovo solo durante le feste o la domenica!) o dagli gnoccareji (uova e farina) che cadendo allo stato liquido nella zuppa bollente si addensavano.

    Vedere sulla tavola un po’ di carne non era cosa da tutti i giorni, e, nonostante bovini e ovini venissero allevati, in genere venivano venduti e si consumava piuttosto maiale e pollame.

    Sempre dentro al caminetto, prima dell’avvento della cucina economica. potevi vedere un grande caldaio in rame dove si cuoceva di tutto, e sotto la brace una pentola chiamata Il coppo serviva a cuocere pizze o patate. La pizza summa e la pizza gialla o pizzijo tipici piatti serviti a cena si cuocevano proprio sotto al coppo, ma a cena si mangiava spesso anche il pancotto, ottimo per i bambini e per i vecchi senza denti.